Dalla Biblioteca Classense di Ravenna, il grande dipinto che Giulio Ruffini ha realizzato nel 1960 (olio su

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Giulio Ruffini, una delle figure che più hanno contribuito a dare un volto e un’identità alla Romagna attraverso l’arte, ha attraversato e interpretato, dagli anni Cinquanta del Novecento sino alla sua scomparsa, nel 2011, la complessità delle correnti artistiche di quei decenni e le istanze di cultura attraverso i tanti temi da lui affrontati, dal lavoro alla solidarietà e l’antifascismo, alla incontrovertibile trasformazione sociale e urbana che andava cancellando un mondo ormai arcaico come quello contadino.
Questo sito, oltre alla sua dimora (riconosciuta dalla Regione Emilia-Romagna nel novero delle “Case e studi delle persone illustri dell’Emilia-Romagna” in base alla L.R. 2/2022) ne presenta la biografia, il contesto storico, culturale e territoriale in cui ha operato, e il catalogo generale, con le schede di pressoché tutte le sue opere.
Gli aggiornamenti riguardano le mostre e gli eventi che lo vedono ancora protagonista.
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Lo studio di Giulio Ruffini è nella sua casa a Mezzano di Ravenna, dove ora risiedono la figlia e il marito, che ne custodiscono le opere, mantenendone la memoria attraverso cataloghi, libri, riviste e giornali che hanno contribuito alla fortuna critica dell’artista. Ruffini vi arrivava con la famiglia nel 1973 per viverci fino al 2011. Negli emozionanti ambienti in cui il maestro dipingeva e si nutriva di raccoglimento, e dove si possono ammirare le opere che ha lasciato, il tempo sembra essersi fermato.
La Casa-Studio è visitabile su prenotazione, compilando il modulo di contatto predisposto in queste pagine, anche per richiedere informazioni.

News
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Nel 2021, nella ricorrenza del centenario della nascita di Giulio Ruffini, un progetto articolato volto a preservarne
Cenni critici
Ruffini aveva iniziato come cantore di epos popolare, si era fatto interprete della volontà delle masse contadine di diventare attori di storia; poi aveva avviato un tragitto individuale, nel quale aveva tentato una dialettica positiva tra natura e città in una prospettiva di evoluzione storica progressiva.
Nella libertà dello spazio e del tempo, le nature morte di Ruffini ci ricordano, come affermava William Blake, che “se le porte della percezione fossero allargate, ogni cosa apparirebbe quale essa è, dunque infinita”.
Un ‘pittore del nostro tempo’: realista autentico: spontaneo all’inizio, mai convenzionale nell’impegno morale e civile, e solo apparentemente contraddittorio sul piano formale nella fase di ricerca d’un giusto equilibrio tra sentimento e ragione al confronto con le dinamiche figurative dell’espressionismo.
Non basta aver fatto o saper fare delle cose belle – dei capolavori, magari – per essere considerati “maestri”. “Maestro” è soltanto colui che sa tradurre l’eccellenza in metodo, la qualità in norma praticabile e riproducibile, lo stile in linguaggio condiviso.